Riflettiamo insieme: visite guidate nelle chiese

Facciata San Filippo Neri Torino

Proponiamo alla riflessione collettiva il tema delle visite guidate nelle chiese e nelle strutture ecclesiastiche: le chiese sono come i musei o pensiamo che ci sia una differenza? E se si, in che termini? Aspettiamo i vostri commenti.

5 thoughts on “Riflettiamo insieme: visite guidate nelle chiese

  1. Ornella says:

    E’ noto a tutti che gran parte del patrimonio artistico italiano è custodito nelle chiese o comunque in complessi ecclesiastici. Il turismo oggi coinvolge ogni luogo ed è diventato un interessante risorsa economica. Vogliamo proporre all’attenzione di storici dell’arte, parroci, tecnici e associazioni di volontariato che si occupano di visite guidate nelle chiese, il tema: come presentiamo le chiese; come si fa una visita guidata ad una chiesa. Esiste una “diversità” del luogo legata alla sua genesi che si deve riflettere nella conduzione della visita o questa oggi è una visione superata, in realtà le chiese sono luoghi simili ai musei: racchiudono capolavori e storie del passato. Un approccio professionale e competente è sufficiente.
    Scriveteci le vostre riflessioni ed esperienze!

    1. Nunziella Gaudino says:

      A mio avviso, il punto di vista artistico, da solo, non è sufficiente per capire la presenza di un edificio religioso in un certo luogo ed in una certa epoca e per comprenderne l’ evoluzione nel tempo, le vicende costruttive, la struttura architettonica, la scelta e la collocazione dei temi iconografici. Occorre un approccio globale che tenga conto, prima di tutto, delle motivazioni spirituali e devozionali, che sono base dell’edificio religioso, e che permetta, attraverso opportuni riferimenti storici, una contestualizzazione delle opere d’arte che esso racchiude. Non da ultimo, è indispensabile il rispetto del luogo e della spiritualità di cui esso è espressione, attraverso un atteggiamento di attenzione e di apertura d’animo.

  2. Luigino says:

    Il tema è abbastanza complesso e richiederebbe un discorso lungo e articolato. Mi limiterò ad alcune osservazioni generali e anche un po’ generiche.
    Le chiese sono come i musei? Rispondo provocatoriamente che le chiese dovrebbero essere dei musei, ma nel senso originario del termine, cioè” luoghi sacri alle muse”. In questo senso il museo è esistito fin dall’antichità: insieme di opere d’arte e oggetti preziosi che abbellivano i templi delle divinità e i palazzi dei sovrani. Queste opere costituivano il “tesoro” del luogo, una parte del quale era visibile al pubblico, perché composto di statue, bassorilievi, dipinti, suppellettili creati per decorare l’ambiente in onore della divinità o del principe. Quindi queste opere d’arte, contrariamente a quanto normalmente avviene oggi, si trovavano nell’ambiente e nel luogo voluto, proprio perché destinate a rendere onore alla divinità o al principe: la loro funzione mirava soprattutto a insegnare e suscitare devozione. E’ stata la cultura moderna a trasformare il museo, da luogo sacro alla divinità, a raccolta privata, prima ( durante il Rinascimento) e pubblica, poi, ( durante l’Illuminismo), di opere d’arte. Occorre poi tener presente che l’artista, grande o piccolo che fosse, lavorava non solo per il giusto compenso, ma anche, e forse soprattutto, perché sollecitato dalla fede a lodare Dio con la propria opera. Analogamente il visitatore del tempio,affascinato dalla bellezza delle opere d’arte era portato a lodare Dio creatore attraverso l’opera della sua creatura.
    Quindi le nostre chiese dovrebbero essere dei musei nel senso originario del termine: luoghi cioè, non solo e non tanto di informazione e conservazione, ma soprattutto luoghi di “formazione” e di devozione. Sta naturalmente a noi accompagnatori farli diventare tali. Anzitutto dobbiamo noi “ sentirli” tali. E qui entra in gioco la nostra fede. Guidare un gruppo a visitare il museo Egizio, o la GAM o anche il museo della Sindone è diverso dal guidarlo all’interno di una nostra chiesa: là è un viaggio nella storia e nell’arte, qui è un viaggio nella fede e nella speranza; là è un racconto, una descrizione, qui è un vivere, un pregare.

    Luigino de Francesco

  3. Enrico Calilli says:

    Per prima cosa un plauso al nuovo blog: è davvero ben riuscito, completo, di buona qualità e di facile accesso.
    Venendo al tema, da un punto di vista artistico, secondo me, non esiste una gran differenza tra un quadro esposto a S. Filippo (pur con le diversità delle vicende storiche) e un quadro esposto al Louvre. Solo dev’essere diverso l’approccio: nel primo caso, infatti, l’accostarsi all’opera d’arte non dovrà prescindere dal fatto che ci troviamo in una chiesa, luogo, soprattutto, di meditazione, di preghiera, di culto. A questo punto dipenderà anche dalla sensibilità e dalla duttilità del turista (anche se non credente) comportarsi in modo consono al luogo che gli consente la doppia possibilità di godere di un capolavoro artistico e di immedesimarsi, volendo, nei silenzi e nel raccoglimento che il posto richiede.
    Dunque, guardando un’opera d’arte esposta in chiesa, sensazioni analoghe, valutando il conteso diverso.
    Enrico Calilli

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